Intervista alla pittrice internazionale Ester Campese - Art News


Intervista alla pittrice internazionale Ester Campese
Di Damiano Conchieri


Ester, come sta procedendo la tua carriera da pittrice?
Mi sembra di aver fatto qualche passo in avanti, ma che tanti, tantissimi ancora ne ho da fare e questo mi riempie il cuore di gioia ma anche di progetti.

Hai sperimentato o avuto modo di sperimentare qualche tecnica nuova recentemente?
Amo da sempre il materico e la cosiddetta pittura “grassa” o corposa, per questa tecnica uso ed ho usato molto le dita e le mani come pennelli con l’aiuto della spatola. Ultimamente, prima di tutto come persona, mi sento di poter fare a meno di molti orpelli e questo si riflette anche nella pittura che risulta molto più “asciutta” e meno impressionista, forse virata più ad un realismo sia intimo che pittorico che mi lascia un senso di leggerezza che credo possa essere letto anche nelle tele.

Vedo citati nella tua biografia tre grandi artisti come modelli ispiratori: Burri, Mirò e Kandinskij;
Europa Centrale (Italia), America Latina e Medio Oriente (Russia), è casuale questo trittico oppure sono stati scelti apposta?
Difficilmente faccio cose casualmente e al caso non credo. Penso piuttosto ci sia sempre un motivo per ciò che ci accade, anche se non immediatamente percepibile.
Questi tre grandissimi Maestri mi hanno dato spunti di riflessione molto profondi. Un comune denominatore è la forza espressiva attraverso l’astratto. L’Europa  centrale e l’Italia è la mia storia, la mia Patria che in me riporta anche ad una natura mitteleuropea avendo vissuto la “prima” parte della mia vita in Friuli e vicinissimi ai confini Slavi e Austriaci. Burri è stato un genio, un pittore/ medico italiano che ha vissuto la guerra e durante la prigionia ha cominciato a dipingere quasi come una via salvifica, raccontando il periodo bellico attraverso i suoi “materici”. Joan Mirò mi avvicina al sogno e al surreale. Mi ha molto ispirato per gli astratti che ho voluto sperimentare come corrente artistica. Le sue opere mi incantano per i colori e le forme apparentemente “semplici” che mi riportano indietro, ad un lieto periodo in cui ho vissuto in Brasile apoteosi del colore e alla “semplice” joie de vivre.
Per Kandinskij che dire, anche in una critica del prof. Sgarbi, mi è stata riconosciuta una certa “grammatica” rivisitata alla mia maniera che riporta a Wassily Kandinsky. Rispetto tantissimo la cultura Russa, antica, profonda e rigorosa che ritrovo in diverse mie amicizie qui in Italia. Rammento con un certo orgoglio che un mio quadro astratto “Caos Apparente” con forte rimando a Kandinskij è stato il “testimonial” di una mostra di artisti Italiani a Londra che ha avuto anche la pubblicazione su Wall Street International nella pagina dedicata all’Arte.

Quale dei tre senti che ti rappresenta di più? Kandinskij senza alcun dubbio, ma anche gli altri. Non riesco a essere netta, li amo tutti e tutti mi sono stati di ispirazione in qualche verso.

Quale materiale preferisci usare per le tue tele o le tue opere in generale?
Sono partita dall’usare corde, iuta, gessi molto vicini all’uso che ne ha fatto Burri. Adesso prediligo la tecnica olio su tela che mi permette lavorazioni più lunghe e forse anche più puntuali. Ciò mi consente di mettere maggiormente a fuoco, solo alcuni particolari, per lasciare sempre uno spazio di interpretazione all’osservatore nelle mie tele, restando solo la portatrice di uno spunto immaginario.

Tra le mostre all’estero qual è stata la tua preferita che ricordi in modo particolare?
Diverse. Direi che ognuna mi ha portato qualcosa che resta nel mio cuore. Forse quella di Monte Carlo la rammento con maggior piacere poiché in quella circostanza ho ricevuto un premio come riconoscimento alla carriera artistica. In quella occasione ho portato in esposizione un’opera dal titolo “Giustizia Lacerata”

Parlacene un po’a ruota libera.
Ogni occasione di ogni mostra per me è contestualmente fonte di gioia e di un piccolo stress. Di gioia perché amo il confronto costruttivo, ma nel contempo la mia “vera natura” è riservata. Poiché in ogni quadro che realizzo racconto sempre un po’ anche di me, mi sembra di essere un po’ indifesa ed esposta non solo con il quadro che scelgo di volta in volta. La mia reazione è quindi quella di un’allegria che mi aiuta a superare la timidezza di fondo.  Questo è accaduto anche a Monte Carlo occasione in cui ho avuto modo di esporre nell’ambito di una personale con Amanda Lear.

Ad oggi continua ancora ad essere la donna il tuo soggetto prediletto? Se sì perché?
Si la donna resta un soggetto che amo molto. Forse perché, come dicevo,  in ognuna lascio un piccolo segno di me è quasi un racconto autobiografico in qualche tratto.

C’è qualche altro tema particolare che ti piacerebbe trattare a livello pittorico?
Ce ne sono tanti. Il confronto con altre culture in primis, il confronto con altre le arti visive es la fotografia, ma anche la musica e la danza che sono discipline artistiche con le quali mi piacerebbe esplorare un approfondimento pittorico.

Un pittore o pittrice contemporaneo/a che hai incontrato o che ti piacerebbe conoscere? In diverse circostanza ho avuto modo di incontrare il Maestro Ennio Calabria, ma sempre senza poter scambiare un dialogo un pochino più profondo. Mi colpisce la sua carica espressiva che ritroviamo nelle sue tele e la sua “saggezza” nel sentirlo esprimere concetti semplici qualche volta perduti nel nostro quotidiano.  Chissà magari avrò occasione di approfondire questa conoscenza in termini artistici.

Un altro artista del passato, oltre a quei tre, che ti ha dato vena ispiratrice?
Ce ne sono diversi. Essendo curiosa amo spaziare e guardare in più direzioni e non essere “costretta” in un cliche. Se resto nel soggetto femminile Giovanni Boldini un pittore sofisticato e delicato che profondamente ha compreso e raccontato le donne del periodo liberty. Bellissimi ed affascinanti soggetti.

Come si prospetta il “Premio Internazionale Spoleto festival Art 2017”?
Sono emozionata, lo dico sinceramente. Attraverso l'associazione "Occhio dell' Arte e la Presidente Lisa Bernardini ho avuto l'occasione di poter essere stata selezionata per questo prestigioso riconoscimento che mi fa da stimolo per migliorare e proseguire su questa strada . Il mio augurio è che, come tutte le arti dovrebbero fare, riesca a regalare una piccola emozione amandone la condivisone con gli altri. Un ringraziamento sento di farlo alla severa e preparata commissione facenti riferimento al Dott. Luca Filipponi presidente della manifestazione Spoleto Festival Art.

Parlaci un po’dell’opera “Mujer Espanola”.
Ho radici borboniche e quindi anche in questo caso Campey si racconta un po’.
In questo quadro ritroviamo un tratto acceso sia nel colore che nel materiale utilizzato come dicevo con ampie spatolate per dare il senso del movimento della danza e della passionalità. Spero di essere riuscita a trasferirlo.

Da cosa è nata in particolare l’idea per quest’opera?
Mujer Espanola”. Fa parte della serie specificatamente dedicata alle donne cui volevo fare un omaggio attraversando tempi ed espressioni delle stesse in varie sfaccettature. Come detto mi piace guardare e dialogare tra gli usi dei popoli. Mujer Espanola” esprime la Spagna, ma altre opere da me realizzate esprimono altri rimandi sia temporali che di etnie.

Ci sono altre opere in cantiere al momento?
Ho sempre due o tre quadri su cavalletto che mi sbirciano strizzandomi l’occhiolino con un richiamo irresistibile, appena posso mi dedico ora a uno ora all’atro sempre con gioia ritrovata.


Share this:

Posta un commento

 
Copyright © Sky News 24. Designed by OddThemes