Deficit, caro Di Maio i conti non tornano

Deficit, caro Di Maio i conti non tornano. Grana Istat per M5S e Lega

Per tranquillizzare l'Ue ed evitare l’aumento dell’Iva nel 2019 serve un rilancio della crescita senza maggior debito. M5S e Lega possono dire addio a...


Il leader dei 5 Stelle punta sul logoramento cercando di sganciare Salvini dalla Lega e di polverizzare il Pd. Ma il gioco non è “win win” neanche per lui.


Parte oggi un ciclo di consultazioni fra le più intricate della turbolenta storia repubblicana. C’è un favorito alla carica di presidente del Consiglio (la smettiamo di chiamarla “premiership”? grazie). Si chiama Luigi Di Maio e ha fatto una scommessa di logoramento. Forte del 32,2% del Movimento 5 Stelle ha prima consumato un ghiotto antipasto con la Lega di Matteo Salvini in occasione delle cariche di (presunta) garanzia parlamentare, occupate da grillini e centrodestra. Adesso pretende di piazzarsi sul greto del fiume sperando di veder passare i cadaveri (politici, s’intende) di Silvio Berlusconi, a cui ha tuttavia concesso la presidenza del Senato nella complessa partita di scacchi col leader leghista, e di Matteo Renzi.

L’obiettivo è chiaro: spingere Salvini ad abbandonare la già claudicante coalizione di centrodestra e a fargli da sparring partner, magari lusingato da qualche casella di peso, così come polverizzare il Pd con i richiami alla responsabilità e l’accusa di aver approvato la legge (senza dubbio un bel pasticcio) che ha condotto a questa situazione.
Incurante che: 1) quella legge l’ha votata l’80% del Parlamento, inclusa quella Lega con cui il “capo politico” di Pomigliano d’Arco non vede l’ora di allearsi e 2) che questa situazione sarebbe uscita con qualsiasi sistema elettorale visto che il Movimento ha preso il 32%, non il 50. Per farlo, però, occorrerà attendere. E tanto. Lo spiegava bene ieri sera un Di Maio parecchio su di giri ma dal volto stanco a DiMartedì su La7. Difficile che si il presidente Sergio Mattarella riesca a tirare fuori il coniglio dal cilindro entro il fine settimana. Soprattutto se dal cilindro continua a uscire la testolina di Di Maio.
La scommessa, insomma, è questa. Gran parte dell’elettorato si aspetta Di Maio al comando (e vedrete che porcherie partiranno verso il tanto incensato Mattarella se dovesse incaricare qualcun altro), ingannato dall’ignoranza e dagli stessi capi politici che si sono venduti come candidati alla presidenza quando nessuno può esserlo, in un sistema parlamentare come il nostro, dove le maggioranze si formano alle Camere e non nelle urne tranne risultati in stile Democrazia cristiana (ma non è il caso del 4 marzo). Eppure il leader dei 5 Stelle potrebbe anche non esserlo: gioca di sponda rischiando di potersi facilmente trasformare, lui stesso, nel principale ostacolo alla realizzazione di un governo. Non servono le parole di Giancarlo Giorgetti, colonnello leghista, per capirlo: “Chi ha votato la coalizione di centrodestra ha votato anche Forza Italia – ha detto a Radio Capital – siamo disposti a confrontarci con i Cinquestelle ma senza pregiudiziali e pregiudizi nei confronti di nessuno, altrimenti non si fanno passi in avanti”.
Insomma, le consultazioni saranno lunghe. Forse non lunghissime ma senz’altro drammatiche. Quella strategia del logoramento squadernata dai 5 Stelle metterà a durissima prova la Lega e il Pd. Vedremo scorrere sangue e lacrime, dal colle del Quirinale fino alle sedi romane dei partiti. Dovranno resistere alle sirene di un richiamo un po’ dolce un po’ violento che, qualora raccolto, condurrebbe entrambi i partiti a estinzione certa. Qualche chance in più di sopravvivenza potrebbe forse conservarla la Lega, qualora riuscisse a far passare qualche provvedimento sull’immigrazione e a portarsi dietro un po’ di deputati e senatori forzisti. D’altronde, è la stessa, indifferente apertura del Movimento 5 Stelle a certificarlo: tranne Berlusconi vanno bene tutti, a destra come a sinistra. E quando tutti vanno bene, nessuno è importante, il peso che si assegna all’uno o all’altro potenziale partner è indifferente.*fonte il web

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