Come è noto, la maggior parte dei farmaci chemioterapici ha come effetto collaterale la perdita totale o parziale dei capelli dopo circa 20 giorni dall’inizio del trattamento. «I farmaci chemioterapici uccidono le cellule che si moltiplicano rapidamente», spiega il professor Conte, «le cellule “sane” che nel nostro corpo si comportano così sono quelle delle mucose e del midollo osseo, per le quali esistono già soluzioni. E quelle dei follicoli piliferi, dove nascono i peli e i capelli. La perdita di capelli non è definitiva perché ricrescono, ma questo fattore può condizionare la percezione della propria immagine con un forte impatto psicologico. Infatti, a volte fatichiamo a convincere le pazienti a sottoporsi a chemioterapia perché perdere i capelli significa far sapere a chi ti sta accanto il tuo stato di salute. Oggi, il 90% guarisce dalla malattia, ma rimangono ancora tanti problemi di cui occuparsi: le donne che affrontano un cancro hanno più possibilità di divorziare dal marito rispetto alla media, hanno difficoltà a rientrare nello stesso ruolo a lavoro e, se sono giovani, possono andare incontro a problemi con la propria sessualità». Finora l’unica soluzione era ricorrere alle parrucche.
E a tal fine, già da alcuni anni, lo Iov attraverso il progetto “Non smettere di piacerti” mette a disposizione dell’utenza l’utilizzo gratuito di questi presidi.Il nuovo caschetto deve essere indossato venti minuti prima dell’infusione di farmaci e mantenuto sul capo per tutta la seduta, la temperatura del cuoio capelluto viene abbassata fino a 4 gradi. Si ha così una vasocostrizione superficiale: ai follicoli piliferi arriva pochissimo sangue e con esso scarsissime quantità di quei farmaci chemioterapici che li danneggerebbero. I follicoli si “salvano” e i capelli non cadono. I test sperimentali hanno dimostrato che funziona nell’85% dei casi. «Questa donazione è frutto del legame che ha il territorio con il nostro Istituto e della sensibilità dimostrata da un’imprenditoria intelligente. Alì e tutti i clienti che hanno scelto di sostenerci saranno insieme alle nostre pazienti ogni volta che indosseranno questo casco», dichiara Simona Bellometti, direttore sanitario. Metà somma proviene da piccole donazioni fatte dai consumatori che hanno deciso di destinareallo Iov i punti della propria Carta fedeltà e per metà direttamente da Alì spa. «Da ormai 5 anni abbiamo deciso sostenere lo Iov», afferma Matteo Canella di Alì spa, «la collaborazione proseguirà anche il prossimo anno». Già nelle prossime settimane potrebbe avvenire l’acquisto del casco.
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