Lavorano sul grafene, che viene definito il materiale del futuro. Perché ha la resistenza del diamante, la flessibilità della plastica e la trasparenza del vetro. Ora Graphene-XT, una start up bolognese con sede in via D’Azeglio e laboratori all’Università, sta provando a lanciarsi definitivamente sul mercato. E il tentativo di raccolta fondi, sulla piattaforma MamaCrowd, è andato oltre le aspettative: hanno raccolto adesioni per 850mila euro, nonostante il tetto massimo proposto agli investitori fosse a 530mila per acquistare il 16% delle quote e dividere così gli (eventuali) utili futuri.
“Il resto verrà restituito. Sono soldi che consentiranno di assumere personale, comprare macchine, aumentare la ricerca e in futuro probabilmente anche affittare un capannone nostro”, spiega Simone Ligi, amministratore delegato della società, fondata nel 2013 con cinque soci (oggi sono in quattro) e rifondata come start up innovativa l’anno scorso. Al momento ha tre dipendenti più vari collaboratori esterni, i laboratori sono ospitati alla facoltà di Ingegneria al Lazzaretto (con l’Università ci sono anche diversi progetti di ricerca) e la produzione avviene all’interno di aziende partner tra Bologna e Ferrara. Ma stanno arrivando i primi ordini per i loro prodotti, soprattutto dall’estero, e per riuscire a esaudirli c’è bisogno di un salto di qualità.
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